L’Accademia Italiana della Cucina torna da D’Angelo Santa Caterina

L’Accademia Italiana della Cucina torna da D’Angelo Santa Caterina

In di D'Angelo Santa Caterina

Anche quest’anno la location scelta dalla delegazione campana dell’Accademia Italiana della Cucina è D’Angelo Santa Caterina. Ecco cosa abbiamo preparato per i guru della tradizione made in Italy.

La cucina è una delle grandi espressioni di un popolo, proprio come la lingua o le forme d’arte.
Preservare le sfumature della nostra tradizione è un compito che diventa sempre più importante soprattutto nell’epoca della globalizzazione.

Questo è il valore dell’Accademia Italiana della Cucina, che contribuisce soprattutto a difendere i confini dell’Italia a tavola.

Ma lo scopo dello stare a tavola è sempre la convivialità.
Perciò ogni anno le delegazioni regionali dell’Accademia organizzano un incontro tra festa e simposio, per parlare di tradizioni, ma anche per stare insieme.

 

Anche quest’anno la location scelta per l’incontro conviviale della delegazione campana dell’Accademia Italiana della Cucina è stata proprio D’Angelo Santa Caterina, custode della tradizione partenopea a tavola di Mimì alla ferrovia.

Per l’evento, organizzato in collaborazione con Santa di Salvo giornalista de Il Mattino, è stato scelto un filo conduttore affascinante: la cucina povera descritta da Matilde Serao ne ll ventre di Napoli.

matilde serao

Al libro si è ispirato l’intero menu della serata realizzato a 4 mani dallo chef Salvatore Giugliano di Mimì alla Ferrovia e dal matador della cucina di D’Angelo, Giovanni Morra.

santa di salvo

Un menu tra tradizione e innovazione secondo la filosofia di D’Angelo Santa Caterina che ha proposto ricette cult della tradizione napoletana, ma in versione rivisitata.

Il classico brodo di purpo descritto dalla Serao si è trasformato nelle mani dei nostri chef in una innovativa maionese.
Le alici fritte, invece, sono state arricchite con un ripieno alla provola e incoronate con zucchine alla scapece.

alici

Anche la “munnezzaglia”, cioè la pasta mista descritta dalla Serao, nelle mani di Salvatore Giugliano e Giovanni Morra si è trasformata in un primo da re con piselli guanciale e nero di seppia.

munnezzaglia
Non poteva mancare un must della tradizione napoletana a tavola: “la dinamite” della Serao, ovvero il soffritto.

soffritto

Grandi protagoniste delle serata le pizze classiche di Vincenzo Troncone della Pizzeria Fresco: Marinara con e senza acciughe e Margherita, cotte nel forno a legna di D’Angelo.

pizze

E proprio sul tema pizza hanno puntato gli esperti dell’Accademia italiana della Cucina per assegnare il riconoscimento annuale dell’associazione, premiando il professor Mattozzi, per i suoi testi e le sue ricerche sull’arte del pizzaiolo, che hanno precorso i tempi del riconoscimento Unesco.

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